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Che ne sarà di noi?”

Non lo so. Ma sopravviveremo. Sopravviveremo.”

(Terry Nation, Survivors)

Chi ne ricorda ancora la serie televisiva, andata in onda sugli schermi della RAI, nel 1979, difficilmente avrà dimenticato l’angoscia che è stata in grado di suscitare nei telespettatori, evocando uno dei più inquietanti incubi, quello di una pandemia globale, causata da un virus sfuggito da un laboratorio di ricerca cinese e diffusasi rapidamente in tutto il pianeta, con un tasso di mortalità superiore al 90%. La serie Survivors (I sopravvissuti), originariamente prodotta e trasmessa nel Regno Unito dalla BBC 1, dal 1975 al 1977, mise in scena un incubo di fronte al quale la tecnologia medica era impotente, in un mondo ancora diviso dalla guerra fredda, particolarmente familiare alle paure sociali causate dall’angoscia della guerra nucleare. L’accostamento ad un possibile scenario di guerra era suggerito sin dall’iconica sequenza iniziale delle puntate, accompagnata da una efficace musica drammatica, che introduceva una connessione sottotestuale con una preoccupazione legata alla ricerca scientifica nel campo della guerra biologica, che negli anni ’70 era particolarmente angosciante.

Tra i cultori della materia, Terry Nation, l’autore di Survivors, è più conosciuto come co-sceneggiatore di serie ad episodi di fantascienza e drammi per la BBC, come Doctor Who, Survivors, e Blake’s 7, che come scrittore. Della sua lunga carriera vanno ricordate anche le sue collaborazioni a serie TV come The Saint (13 episodi tratti dal romanzo di Leslie Charteris, 1962-1969, con Roger Moore), The Avengers (scrittore di 6 episodi e sceneggiatore, 1961-1969, con Patrick Macnee) e The Persuaders (produttore associato e consulente di storia, 1971-1972, con Roger Moore e Tony Curtis).

Nel caso della televisione, tuttavia, a differenza della letteratura, la paternità e l’autorialità hanno confini più sfumati. Nei Format della BBC, almeno negli anni ’60 e ’70, l’autore era genericamente subordinato alla produzione, ovvero al creatore (o forse meglio l’editore), all’interno di un team di produzione. Nelle serie di programmi cosiddetti “code format” l’autorialità è invece meglio definita. Terry Nation ha in effetti firmato solo sei puntate della prima serie di Survivors, ed il romanzo si muove su una linea diversa da quella che poi ha preso il telefilm.

Il romanzo, tratto dalla serie e pubblicato nel 1976, operazione letteraria quindi successiva alla produzione della BBC, è molto più di un complemento dell’opera televisiva, la quale solo in parte riflette le intenzioni dell’autore, e merita di essere annoverato tra i punti più alti di una letteratura post-apocalittica che non conta tanti epigoni, se si eccettuano i capolavori L’ultimo uomo, di Mary Shelley, con un incipit ambientato a Napoli, pubblicato nel 1826, che è stato anticipato da un meno conosciuto Le Dernier Homme, un romanzo fantasy francese in forma di poesia in prosa, scritto da Jean-Baptiste Cousin de Grainville e pubblicato nel 1805, la prima storia della moderna narrativa speculativa a rappresentare la fine del mondo. Pochi altri lavori vanno aggiunti al genere post-apocalittico, tra questi un romanzo di Richard Jefferies, After London, pubblicato nel 1885, in epoca Vittoriana, in cui l’Inghilterra viene spopolata da una misteriosa catastrofe e l’intero paese sprofonda in un’età oscura e medievale; The Time Machine di H.G.Wells, pubblicato nello stesso periodo, in cui c’è una sorta di ambientazione post-apocalittica che proietta l’immagine delle rovine di Londra, seminascoste in un’enorme palude mefitica, dove prima invece c’erano paesaggi urbani monumentali; La Peste Scarlatta, di Jack London, pubblicato nel 1912, romanzo post-apocalittico ambientato a San Francisco, nell’anno 2073, dove un’epidemia uccide gran parte della popolazione ed un gruppo di sopravvissuti deve misurarsi con il problema di ricostruire una nuova società provando a trasmettere i saperi del mondo prima della catastrofe; The day of the Triffids, di John Wyndham, pubblicato nel 1951, in cui il protagonista è un biologo alle prese con una varietà di piante antropofaghe ed intelligentissime, modificate in laboratorio, e piogge di meteore che fanno diventare ciechi chi le osserva, in una catastrofe apocalittica che semina morte e caos, fino all’epilogo, in cui una colonia di sopravvissuti si rifugia sull’isola di Wight nella speranza di poter liberare la terra dalle temibili piante.

Sul tema della peste invece esiste una importante letteratura, a partire da Tucidide, e dall’Edipo Re, passando per le fondamentali descrizioni di Boccaccio, nel Decameron, quelle di Manzoni ne I promessi sposi, il racconto La maschera della Morte Rossa, di Edgar Allan Poe, la Peste di Camus, per arrivare al più recente Cecità di Saramago, benchè quest’ultimo romanzo tratti di un morbo che fa diventare ciechi. Read More

Centrale Nucleare del Garigliano

Qual era il contesto in cui fu realizzata la prima centrale elettronucleare italiana? Quali erano le tecnologie disponibili all’epoca? Dove sono stati trasferiti i rifiuti nucleari della centrale del Garigliano? Quali sono state le conseguenze per la popolazione del “cratere nucleare”?

Dopo decenni di battaglie ambientaliste, solo da qualche anno ha iniziato a diradarsi il velo di silenzio sull’intera vicenda dell’ecomostro nucleare del Garigliano, chiuso nel 1978 a seguito dei ripetuti incidenti, di cui a tutt’oggi si possiede solo una documentazione parziale.

Ancora oggi, l’area del cosiddetto “cratere nucleare” in cui risiedono diverse decine di migliaia di persone – compresa tra i comuni di Sessa Aurunca, Roccamonfina, Cellole e Mondragone, sul versante della provincia di Caserta; e Castelforte, SS. Cosma e Damiano, Minturno, Formia e Gaeta, nel basso Lazio, a nord del fiume Garigliano – vive nella rimozione di quello che può avere prodotto sulle vite, sui prodotti della terra e nel mare, la presenza di un impianto, costruito a pochi metri dalle sponde di un fiume, in una pianura nota fin dall’antichità per le periodiche esondazioni fluviali ed allagamenti, e per i terreni paludosi. Un’area vulcanica e sismica (grado 0,75-0,100) la cui già elevata radioattività naturale non è mai stata presa in dovuta considerazione né durante la fase di progettazione della centrale elettronucleare, né durante il suo funzionamento.

L’assenza di un dibattito sul nucleare, da diversi anni a questa parte, dopo il referendum del 1987, così come l’allentamento della cultura ambientalista, andato di pari passo con la quasi estinzione della sinistra ecologista, ha portato una parte consistente dell’opinione pubblica a non conoscere più alcuni aspetti controversi legati all’avventura nucleare in Italia, così come l’abbiamo appresa. Una storia che invece merita di essere conosciuta fin dall’inizio.

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