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 Idiocracy

Mafia, P2, industriali senza scrupoli, apparati di sicurezza deviati. I principali responsabili del disastro ambientale in Campania. Una lobby affaristica che ha seppellito rifiuti industriali, tossici e nocivi, compresi quelli dell’ACNA di Cengio, azienda che ha prodotto componenti per armi chimiche proibite, come l’Agent Orange, e gas nervini.

Joe was about to learn, that in the future, justice was not only blind, but had become rather retarded as well.” (Idiocracy di Mike Judge)

In una divertente commedia di fantascienza del 2006, Idiocracy, nata dal genio di Ethan Cohen e di Mike Judge, regista e produttore anche delle serie televisive animate Beavis and Butt-head, King of the Hill e The Goode Family, Joe e Rita, i due protagonisti, dopo essere stati coinvolti in un esperimento militare segreto ed ibernati, al loro risveglio si trovano proiettati nel 2505, in un mondo spaventosamente regredito, dove gli esseri umani non riescono più a risolvere i problemi più elementari, come provvedere al fabbisogno energetico-alimentare ed allo smaltimento dei rifiuti. La popolazione vive tra immensi cumuli di rifiuti, il presidente degli USA, Dwayne Camacho, è un campione di wrestling, nonché pornostar; l’intera nazione è il risultato di una selezione genetica naturale che ha portato la stupidità alle estreme conseguenze, effetto della diminuzione del tasso di natalità tra le persone intelligenti e della maggiore prolificità e capacità di adattamento delle persone con un QI molto basso. Le televisioni del mondo di Idiocracy trasmettono prevalentemente spot pubblicitari e programmi con protagoniste donne, in abiti succinti, che fanno battute volgari. Persino gli intellettuali ed i luminari della “scienza” commettono clamorosi errori, esprimendosi in un linguaggio imbarbarito ed infarcito di slang, parolacce ed espressioni onomatopeiche.

La situazione descritta nel film Idiocracy non è molto distante da quanto è avvenuto in Campania, ed in particolare nelle province di Caserta e Napoli, dove il mancato avvio della raccolta differenziata, salvo in alcuni piccoli comuni, ha per decenni finalizzato tutto il sistema di raccolta dei rifiuti esclusivamente al conferimento in discarica, molte delle quali abusive e gestite da prestanome dei clan della Camorra. Nel 2009, l’allora commissario straordinario all’emergenza rifiuti della Campania, prefetto Alessandro Pansa, in seguito divenuto capo della Polizia, riassumeva così la situazione, alla commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti:

…per costruire una discarica abusiva, occorre una connivenza totale con la criminalità organizzata, che è il fattore legante e organizzativo. Ci vuole il coinvolgimento delle aziende (che forniscono i prodotti, soprattutto quando si tratta di discariche abusive di prodotti tossici), quindi degli imprenditori, di un sistema di autotrasporti, dei proprietari del terreno, di coloro che a quel terreno hanno accesso e anche di coloro che ne hanno visione. Le discariche abusive, infatti, sono attività che funzionano non per pochi giorni, bensì per tempi abbastanza lunghi. È evidente, quindi, che la disattenzione è totale. Sorgono in zone non facilmente assistibili, in zone agricole dove la presenza dei controlli da parte delle forze dell’ordine è molto limitata, poiché, come si sa, queste ultime essenzialmente sono concentrate nei centri urbani. Il sistema dei trasporti, però, doveva essere controllato, giacché comunque si parla di quantitativi notevoli e volumi enormi, che circolano sul territorio nazionale e sulle strade principali. Questi rifiuti percorrono praticamente tutto il territorio nazionale, in quanto la maggior parte dei prodotti veniva dal nord, come moltissime inchieste hanno accertato. Durante il viaggio, questi prodotti, in effetti, cambiavano natura dal punto di vista della documentazione: il meccanismo è sempre stato questo. Quindi, l’ipersensibilità e il coinvolgimento della politica locale (la difesa del territorio, giustamente, è sempre stato uno dei temi della politica locale), ha portato a una difesa del territorio un po’ suicida, che non dava alternative.”

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